Greta Garbo non è stata soltanto una grande attrice degli anni ’20 e ’30 ma con le sue scelte e il suo stile personale è stata una donna moderna e indipendente con decenni di anticipo sul ’68 e il femminismo.

Quando si parla di Greta Garbo si pensa subito all’attrice algida, misteriosa e bellissima che si è ritirata dalle scene all’apice del successo e a soli 36 anni. Nata a Stoccolma nel 1905 Greta deve rinunciare molto presto ad andare a scuola per lavorare in seguito alla morte prematura del padre avvenuta nel 1920. Impiegata presso i grandi magazzini PUB di Stoccolma viene notata per la sua bellezza e le viene chiesto di posare prima come modella e poi di recitare in alcuni cortometraggi pubblicitari. Incoraggiata da queste esperienze partecipa alle selezioni e riesce ad entrare con una borsa di studio all’Accademia Regia di Stoccolma e poco tempo dopo conosce ad un provino il regista finlandese Mauritz Stiller che diventerà il suo pigmalione e con cui si trasferirà a Los Angeles.

Greta Garbo con Mauritz Stiller in viaggio verso gli Stati Uniti, 1925

Un cambiamento di stile radicale

In questi anni l’aspetto di Greta è ben lontano da quello che avrà negli anni seguenti: il viso è paffuto, la sua bellezza acerba e, anche se già predilige un abbigliamento comodo e casual, non ha lo stile elegante e sofisticato che la renderà famosa nel mondo.

Greta Garbo nel film “I cavalieri di Ekebù”, 1924

Con Stiller Greta inizia una radicale trasformazione, anche estetica. Cambia il suo cognome in Garbo, inizia una dieta e veste con abiti e accessori di grandi stilisti seguendo sì la moda degli anni ’20 ma sempre con una sua personale interpretazione. Il fisico divenuto magro e atletico le permette di indossare alla perfezione i pantaloni, le giacche dal taglio maschile, i trench e spesso anche le cravatte. È uno stile androgino che ricalca la voglia di libertà e di rottura col passato tipiche degli anni dopo la Prima Guerra Mondiale ma che si discosta dalle regole che impongono alle donne di indossare solo abiti e gonne, mai i pantaloni.

In “Anna Christie”, 1930

La collaborazione con Adrian

Negli anni dei grandi successi hollywoodiani Greta Garbo interpreta spesso film in costume e veste anche panni maschili, come in “La regina Cristina”: ogni costume di scena è un successo e le proposte moda della stagione spesso riprendono i look più apprezzati nei suoi film. Il merito di tutto questo è di Adrian, celebre costumista che inizia a lavorare con la Garbo nel 1928 per “La donna del mistero” fino al 1941, anno del ritiro dalle scene dell’attrice dopo l’insuccesso del film “Non tradirmi con me”.

Greta Garbo e Adrian, anni ’20
In “La regina Cristina”, 1933

Adrian Adolph Greenberg è già un costumista affermato della MGM e rimane colpito dallo stile personale dall’attrice: partendo da qui disegna i costumi di scena che mettono in risalto la bellezza del viso e il fisico longilineo dell’attrice sia nelle pellicole in costume che in quelle ambientate in epoca contemporanea. Non mancano mai i cappelli, che a volte diventano turbanti, che incorniciano il viso della diva e gli conferiscono di volta in volta un’aura di mistero o di leggerezza. Spesso i personaggi indossano i maglioni a collo alto che Greta Garbo sceglie nel suo abbigliamento quotidiano, come anche i lunghi cappotti o i trench. Così la distanza tra la donna reale e il personaggio diventa minima.

Greta Garbo con un abito da sera di Adrian, 1931 circa
Nel film “Il velo dipinto”, 1934
Nel film “Ninotchka”, 1939

Lo stile di Greta Garbo dopo il ritiro

Dopo il suo addio alle scene, Greta Garbo si trasferisce a New York e decide di chiudere il sodalizio con Adrian. Nella città in cui ora vive conosce Valentina, stilista di origine ucraina molto famosa in città: veste attrici come Gloria Swanson e Katharine Hepburn, si occupa dei costumi di rappresentazioni teatrali e ha tra i suoi clienti alcune delle più ricche famiglie della città. È sempre molto elegante e viene annoverata tra le donne meglio vestite del momento. Greta e Valentina diventano molto amiche, si somigliano fisicamente e spesso si vestono allo stesso modo divertendosi a confondere i paparazzi che le inseguono. La stilista convince l’attrice a scegliere un abbigliamento più colorato, ad abbandonare le tinte un po’ smorte che non esaltano il suo viso e a far entrare nel suo guardaroba modelli dalle linee più ampie e morbide. Greta segue i consigli di Valentina ma nella sua lunga vita lontana dal set, muore nel 1990, non esita a fare scelte indipendenti e a vestire capi di altri stilisti come Givenchy e Dior e a prediligere le calzature di Salvatore Ferragamo.

Foto di Cecil Beaton, 1946

Riguardando le foto della Divina, questo il suo soprannome, si nota come tanti dei capi da lei indossati negli anni ’30 o nei decenni successivi siano estremamente moderni, quasi senza tempo. Di lei Adrian ha detto: “La cosa più interessante di Greta è la sua abilità di indossare un abito creando subito uno stile. Veste senza affettazione, con naturalezza e conferisce fascino aristocratico sia agli abiti maschili di Cristina sia a quelli lussuosi e femminili di Margherita Gauthier”.

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