Oggi facciamo un lungo passo indietro nella storia per arrivare a Charles Frederick Worth che con le sue creazioni e le sue intuizioni ha rivoluzionato il mondo della moda dell’epoca e non solo.
Figurini e cartamodelli
Fino a circa la metà del XIX secolo la maggior parte delle sartorie realizza gli abiti e gli accessori prendendo spunto dalle novità riportate dalle riviste illustrate del settore e rispondendo ai desideri delle proprie clienti. Fin dal Settecento Parigi è la capitale della moda, capace di influenzare gli altri paesi europei, compresa l’Italia, dettando il gusto e le tendenze di stagione. I cartamodelli contenuti in alcune di queste riviste rendono possibile replicare con facilità i figurini e di vestirsi secondo i dettami della moda francese. Le cose però sono destinate a cambiare.
7 Rue de la Paix
Charles Frederick Worth nasce nel 1825 in Gran Bretagna, nella contea del Lincolnshire, e inizia fin da giovane a lavorare in un negozio di tessuti a Londra. A vent’anni si trasferisce a Parigi e inizia a lavorare da Gagelin, un negozio di tessuti. Qui conosce quella che diventerà sua moglie e che sarà determinante per la sua carriera, Marie Vernet. In pochi anni Worth fa carriera nel negozio e decide di mettersi in società con il nuovo proprietario di Gagelin e un suo collega. Dopo pochi anni però il progetto fallisce per gli attriti tra i tre soci e nel 1858 il couturier si mette in proprio con l’aiuto del socio finanziatore Otto Bobergh. Nasce così l’atelier che diventerà famoso per molti decenni grazie anche all’indicazione riportata sull’etichetta nei vestiti: Worth, 7 Rue de la Paix, Paris.
Il sarto dell’aristocrazia
Gli affari vanno bene ma il grande successo e la notorietà arrivano quando inizia a vestire le dame dell’aristocrazia come la principessa Pauline von Metternich che lo introduce a corte, incontro che gli permetterà di diventare fornitore ufficiale della corte di Napoleone III e di vestire per diversi anni l’imperatrice Eugenia.
Così Worth diventa famoso e annovera tra le sue clienti le signore della ricca borghesia non solo parigina ma internazionale che desiderano avere almeno un abito firmato dal famoso couturier nel loro guardaroba. Sono tante le ricche signore che visitano Parigi in questi anni a recarsi nel suo atelier ormai indicato anche nelle famose guide Baedeker come meta immancabile durante la permanenza nella ville lumière.
Le innovazioni di Worth
Nel corso degli anni il couturier lancia diverse innovazioni che sono alla base della moda contemporanea: oltre all’etichetta, presenta con una stagione di anticipo le prossime novità, presenta gli abiti facendoli indossare a delle modelle e vende i cartamodelli agli altri atelier che amplificano così il suo successo e la riconoscibilità delle sue creazioni. In questi anni di successo e di splendore Worth si autoproclama un artista, colui che crea opere d’arte, non semplici vestiti, che consiglia e influenza il gusto delle sue clienti e della moda dell’epoca. I suoi abiti sono ambiti e ammirati, incarnano la nuova idea della donna vista ora come un’opera d’arte vivente che desidera prendersi cura di se stessa, apparire sempre affascinante, elegante e da imitare, come appare in tanti quadri dipinti in questi anni da artisti come Giovanni Boldini.
Dalle crinoline alla tournure
Negli anni Worth propone abiti dai colori armoniosi, riccamente adornati e dalle gonne sempre meno ampie in cui le ampie crinoline a campana della metà del secolo lasciano progressivamente il posto a linee più verticali e alla tournure (sellino in italiano) a partire dagli anni ’70: una struttura formata da varie stecche di forma tondeggiante che poggia sui fianchi e serve per creare eleganti panneggi posteriori. La silhouette femminile comincia così a mutare: la parte anteriore del corpo si appiattisce, la vita è sempre più sottile mentre i volumi si concentrano sulle maniche e soprattutto sulla parte posteriore della gonna.
Il marchio Worth nel XX secolo
L’attività dell’atelier continua quasi senza interruzioni fino alla morte di Worth avvenuta nel 1895. La moglie e i due figli del couturier decidono di portare avanti l’attività del fondatore che supera l’inizio del XX secolo e viene chiusa nel 1953 dopo quasi 100 anni di attività. Nel 2010 però l’imprenditore indiano Dilesh Mehta decide di riportare in vita il nome del grande couturier grazie alla collaborazione con il designer italiano Giovanni Bedin: nasce così una collezione che per alcune stagioni propone abiti ricercati e strutturati che uniscono la storia del marchio alla contemporaneità.
11 Dicembre 2019 alle 20:02
Mi è piaciuto il richiamo ai quadri di Boldini. Rendono gli abiti e la storia ancora più viva!
16 Dicembre 2019 alle 15:15
Grazie, Elisa, mi fa molto piacere!