Nel periodo del suo maggiore successo, gli anni ’60, Biki diventa una delle maggiori fautrici del Made in Italy: finalmente la creatività italiana viene riconosciuta e apprezzata spianando la strada alla grande stagione milanese degli anni ’70 e ’80.

Un nome dato da Puccini e D’Annunzio

Elvira Leonardi nasce a Milano il 1° giugno 1906. Il compositore Giacomo Puccini, che ha sposato sua nonna in seconde nozze, le dà il soprannome di “Bicchi”, diminutivo di birichina. Grazie a questa parentela illustre Elvira inizia a frequentare gli ambienti colti ed eleganti della Milano dei primi decenni del Novecento e conosce anche Gabriele D’Annunzio con cui nasce una lunga e proficua collaborazione. È proprio lui che, riprendendo il soprannome di Puccini le consiglia di trasformarlo in Biki, nome con il quale diventerà famosa e che adotterà anche per il suo atelier.

Il compositore Giacomo Puccini con la moglie Elvira Bonturi
Giacomo Puccini con Elvira Bonturi, nonna di Biki

La breve avventura di “Domina”

Siamo negli ’30 e il Vate pur anziano e con problemi di salute non disdegna, come nei decenni passati, di acquistare molti capi di lingerie da regalare alla sua amante di turno, in quegli anni la pianista Luisa Baccara. Nel 1934 Biki apre un atelier insieme ad una socia, Gina Cicogna, specializzato nella produzione di biancheria intima di classe che chiamano Domina, sempre su consiglio di D’Annunzio che ne è un affezionato cliente, pur pagando di rado.

Gabriele D'Annunzio fotografato nel giardino del Vittoriale degli Italiani
Gabriele D’Annunzio al Vittoriale degli Italiani

A seguito dell’autarchia imposta dal regime fascista, le creazioni di moda provenienti da altri paesi, soprattutto dalla Francia, cominciano a scarseggiare. Si apre così una grande opportunità per gli atelier italiani che possono conquistare una clientela più numerosa, sempre alla ricerca di novità da indossare e disposta a spendere. L’avventura dell’atelier in società non dura molto e due anni dopo, nel 1936, Biki apre la sua attività, sempre a Milano, dedicandosi soprattutto alla creazione di abiti da sera e tailleur. Nello stesso anno sposa Robert Bouyeure, antiquario, con cui avrà una figlia, Roberta.

Biki impegnata in una prova d'abito con una modella nel 1947
Biki alla prova di un abito nella sua sartoria, 1947,
da Pinterest

Una cliente celebre: Maria Callas

Il grande salto arriva nel 1951 quando conosce Maria Callas, all’epoca all’inizio del suo grande successo e ben lontana dall’immagine di donna glamour ed elegante che avrà negli anni a venire. Biki comincia a lavorare sullo stile della cantante e le propone abiti sartoriali di classe, realizzati in base alla sua figura che si sta modificando radicalmente grazie alla progressiva perdita di peso.

Maria Callas prova un abito Biki, anni ’50
Maria Callas insieme a Biki e a Manolo Hidalgo, 1956
Biki con Maria Callas e Manolo Hidalgo, 1956

Biki sinonimo di moda di successo

La Callas porta grande successo e notorietà e l’atelier Biki diventa tra i preferiti delle più importanti signore milanesi e di tante dive degli anni ’50. Nel 1957 nasce il sodalizio con Alain Reynaud, divenuto suo genero a seguito del matrimonio con la figlia Roberta. Reynaud porta con sé la grande esperienza acquisita negli anni di lavoro presso l’atelier di Jacques Fath e imprime alla produzione una vena creativa innovativa e lontana dai modelli francesi la cui influenza è ancora molto forte nelle proposte di Biki e della moda italiana in generale.

Biki seduta alla scrivania con Alain Reynaud nel 1959
Biki con Alain Reynaud, 1959

Tra moda sartoriale e produzione industriale

Tra la fine degli anni ’50 e il decennio successivo l’atelier propone abiti dai colori forti usati spesso in accostamenti inusuali come il blu con il verde, le linee diventano ancora più curate, lo stile è riconoscibile e molto richiesto. È un periodo d’oro, Biki insieme a Jole Veneziani e a Germana Marucelli dà il via allo stile italiano che inizia a vivere di vita propria senza più dipendere dall’importazione e dalla ripetizione dei modelli francesi. Inoltre, grazie alla collaborazione con il Gruppo Finanziario Tessile, crea la linea “Cori – Biki” che propone creazioni di moda pronta ispirate a quella sartoriale.

Biki davanti alla sua sartoria negli anni '50
Biki davanti alla sua sartoria, anni ’50 circa

I grandi cambiamenti degli ultimi decenni del Novecento

Con il 1968 la società e la moda iniziano a cambiare radicalmente e anche le creazioni di Biki si adeguano ai tempi proponendo abiti più fluidi, con poche decorazioni, in linea con i nuovi dettami della moda che ora si rivolge soprattutto ai giovani e vuole silhouette androgine.

Biki insieme ad alcune sarte negli anni '60
Biki insieme ad alcune sarte, anni ’60 circa

Negli anni seguenti l’attenzione si sposta sugli stilisti che si stanno affacciando sul palcoscenico della moda e che renderanno famoso in tutto il mondo il Made in Italy come Giorgio Armani, Gianni Versace e Gianfranco Ferré. Biki continua a lavorare per le sue clienti più affezionate ancora per molti anni fino quasi alla morte avvenuta a Milano nel 1999 a seguito della quale l’atelier viene chiuso.

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